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Genova e il lavoro nell’Industria


La situazione delle aziende manifatturiere genovesi è grave, i lavoratori stanno vivendo anni di crisi ed incertezze, senza che i vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni siano stati in grado di prendere decisioni concrete ed efficaci. La condizione economica e sociale rende il tutto ancora più difficile e insostenibile. Il lavoro si fa sempre più povero e precario mentre le eccellenze industriali sono a rischio sopravvivenza.

Approfondiamo l’argomento con Antonio Caminito, già segretario FIOM presso CGIL Liguria.

Un’analisi chiara sulla situazione occupazionale e del lavoro a Genova e in Liguria, per superare i falsi proclami di chi ci governa.


Genova e il lavoro nell’Industria.

Il lavoro è uno dei tanti temi inseriti nella propaganda avviata da tempo per confondere, nascondere o mentire. E quindi anche i numeri sull’occupazione/disoccupazione vengono centrifugati e rinviati.

Gli ultimi dati sull’occupazione sono in crescita e il maggior aumento di occupati si trova nel manifatturiero, grande risultato secondo la Regione, stiamo attenti secondo i Sindacati, siamo lontani dai numeri pre-Covid dice Confindustria, la situazione è preoccupante non per ciò che si dice ma per tutto quanto occorre fare e non si fa dicono i lavoratori.

Se ci concentriamo sull’industria il primo segnale di debolezza si registra nel calo della produzione da inizio 2023 (-1,9%). Per molte Aziende l’attività in prospettiva continuerà a ridursi principalmente per le Aziende che operano con l’estero, cala la domanda in Europa e la crisi delle esportazioni che sta investendo la Germania presto travolgerà anche noi. Gli ultimi dati sull’occupazione ci dicono:

Le Aziende manifatturiere tornano ad assumere dopo aver ridotto gli organici ai minimi da febbraio 2020 a febbraio 2021, si sono persi a livello Nazionale 950.000 posti di lavoro, ma siamo a numeri lontani e diversi dal passato.

Sostenere che in Liguria e a Genova cresce l’occupazione nel Turismo è falso, nel commercio, gli alberghi e i ristoranti perdono 2.000 lavoratori passando da 149.000 a 147.000, crescono i lavoratori nel terziario, esattamente come avvenuto durante il periodo covid cioè crescono i precari, tendenza giustificata durante la crisi ma ora conferma un trend preoccupante.

Tra le grandi Aziende Genovesi restano le criticità presenti oramai da qualche anno.

L’Ilva: il 20 di ottobre i lavoratori scioperano per 24 ore e manifestano a Roma davanti a Palazzo Chigi sede della Presidenza del Consiglio dei ministri. Dopo innumerevoli richieste d’intervento e scioperi a Taranto e a Genova si è deciso di alzare il livello dello scontro nei confronti di un Management Aziendale che ha aggravato le condizioni aziendali a partire dagli investimenti negli impianti e nella sicurezza aziendale e di un Governo, in continuità con i precedenti, che dopo 10 anni dall’avvio della vertenza Ilva, non sa come uscirne e propone per l’ennesima volta una trattativa ad escludendum, tra Governo e Azienda per stabilire nuovi patti parasociali, ma senza il sindacato.

La siderurgia è un settore strategico, tutelato in molti stati e presidiato dai Governi, in Italia è in abbandono, impianti fermi o utilizzati al minimo, macchine insicure cassa integrazione utilizzata per far passare la nottata o ridurre i costi e la cura ambientale lontana dagli obiettivi previsti. Pare non interessi il destino di quasi 20.000 lavoratori, tanti sono tra diretti e indotto che ruotano in Azienda.

Occorre rivedere i patti con Arcelor Mittal, consolidando la proprietà dello Stato e affidarne la gestione dopo aver fatto approvare un Piano Industriale di consolidamento e rilancio con all’interno un Piano Ambientale condiviso anche con i lavoratori.

L’Ansaldo: l’incertezza nell’Ilva e presente anche in Ansaldo Energia, dopo la ricapitalizzazione, necessaria alla sopravvivenza dell’Azienda e conquistata dalla lotta dei lavoratori. La più grande Azienda Italiana, la Società che ha fatto nascere l’Industria in Italia capace di costruire chiavi in mano centrali elettriche continua ad avere problemi di commesse, il Piano industriale e quello commerciale che fine hanno fatto?

La Piaggio; è nell’ennesimo tentativo di vendita, ma senza un’idea, un progetto da parte del Governo su dove e come collocare non solo l’azienda ma il settore dell’Avionica soprattutto in questa fase tra crisi nei consumi energetici e avvio di nuove strategie nel trasporto. Servirebbero alleanze e investimenti per non subire nei prossimi anni scelte fatte da altri.

Provare a leggere i dati dell’Industria genovese senza riflettere su ciò che è avvenuto in questi ultimi anni è sbagliato. La Banca d’Italia già nel 2020 sosteneva che l’economia ligure presenta la più elevata terziarizzazione tra le regioni del Nord. E Genova rappresenta la parte maggioritaria della Regione. La città è cambiata, siamo passati da un modello di sviluppo ad un altro dopo un lungo periodo di transizione. La Genova capitale delle Partecipazioni statali, la terza gamba del triangolo industriale non esiste più, il manifatturiero rappresenta oggi la parte in declino o in netto ridimensionamento, il lavoro diventa più povero e più precario ma aumenta e questo viene salutato come un grande traguardo raggiunto, se si lascia fare al mercato rischiamo di perdere altre eccellenze che vanno seguite e accompagnate soprattutto in questa stagione.

Antonio Caminito, già segretario FIOM presso CGIL Liguria.

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